mercoledì 21 giugno 2017

ZETAZEROALFA - Morimondo

ZETAZEROALFA – Morimondo – 
RTP 2017 (By Attila)

 Ho voluto attendere qualche settimana, poi divenute mesi, prima di parlare di “Morimondo” lavoro uscito non a caso di 21 aprile, giorno fatidico, e ad ora disponibile sia in formato CD digipak che digitale.. Sì, ho voluto attendere, perché dare giudizi imparziali su ZetaZeroAlfa é dura. Dopo averli visti praticamente nascere, crescere, evolversi e imporsi come progetto musicale ed entità politica, dopo bevuto, discusso e riso con loro in interminabili nottate e giorni caldissimi, mantenere l’imparzialità è difficile. Così come la paura per possibili delusioni, non che non avessi fiducia, ma sette anni dopo il precedente “Disperato Amore” sono tanti, soprattutto considerando quanto ho amato il disco del quintetto capitolino appena uscito. Volevo evitare il tiepido “interessante ritorno”, degno di un “le faremo sapere” che maschera un rifiuto alla fine di un colloquio andato male, così come, pieno di speranza come ero, non era necessario per me non avere toni da fanboy – attempato -. Ma quando ti trovi tra le mani un lavoro del genere, come si fa? Con un cavallo beffardo che ti guarda di sbieco, apparentemente sorridente dalla spiazzante, ma azzeccata copertina, curata da Vincenzo, chitarrista dei monolitici SPQR. Ma bando alle ciance…

Andiamo a cominciare

“E vedo solo luci blu”, è con queste parole che, dopo un breve intro, la voce di Sinevox da inizio alle danze con un pezzo che più che una canzone è un’esplosione, tanto complessa nella regia di cori e controcori, quanto efficace nel trascinarti subito in strada, fianco a fianco con chi ha fatto le tue stesse scelte, in uno scontro contro forze dell’ordine e orchi di vario genere. Punk rock melodico, potente e diretto, perfetto per raccontare scene di un conflitto privo di lacrime, se non quelle date dell’emozione di essere assieme ancora una volta. Racconti di amori barricaderi, fumogeni e cellulari, affrontati con il sorriso di chi ha un compito, un destino, una volontà.

Cambio di scena, “Il nome mio” irrompe con riff che rimanda agli Iron Maiden, in una interpretazione in chiave ZZA della migliore New Wave of British Heavy Metal. Un testo che richiama al sacro nome della nostra terra, in cui, si identifica chi ancora non si è fatto ingannare dalle lusinghe della globalizzazione. Il pezzo, un mid tempo con testo ben scandito e cori a cascata. ZZA ha solide radici nel punk, nel metal e nei dintorni, ma possiede una capacità compositiva e di arrangiamento che pesca a piene mani a grandi nomi del rock italiano (e non). Lo si era già detto per il precedente “Disperato Amore” e non posso che ripeterlo ascoltando il coro finale, un “OOOO” eroico cantato a squarciagola, che fa suonare le campane a chilometri di distanza.




Segue “Cresci Bene Giovinezza”, con aperture quasi brit pop, quello più buono e virile, con chitarre arpeggiate, mille voci che abbattono ogni muro e un testo che invita le nuove generazioni a essere protagonisti, credendo in sé stessi, senza perdersi e, soprattutto, evitando vittimismi. Questo è uno dei temi centrali del disco, che sembra compiere un taglio netto con decenni di testi segnati da piagnistei, prendendo le distanze dal costante senso di sconfitta tipici delle varie “all’insegna del cervo bianco”.

Proseguiamo. Un riff metallico, quadrato, come ai tempi di Kriptonite, ci riporta nel ’42 in picchiata con il 1° Stormo all’urlo di battaglia “GhereGhereGhez!” Poche frasi che colpiscono frontalmente, un coro ancora una volta esaltante, per un coinvolgente trionfo di potenza.

E ora sedetevi tutti e preparatevi a cavalcare con “Morimondo”, title track del nuovo lavoro di ZETAZEROALFA e, per quel che mi riguarda, il momento più alto del disco. Sinevox canta come non ha mai cantato, a pieni polmoni, ma tranquillo, melodico, convincente, accompagnato dalle voci dei suoi fratelli in un inno alla “Nostra signora libertà”, libertà vera, fatta di spirito e carne, libertà che è regno interiore e impero vissuto nel quotidiano, una libertà compresa e incontrata ogni volta che ci ti guardi allo specchio e ti rispecchi in chi ti accompagna e ha il tuo stesso sguardo. Siamo in puro country punk, di altissima levatura, epico, emozionante, potente. Vorrei ore di musiche così, se abbiamo avuto Morricone, possiamo anche impegnarci per andare in questa direzione.

La seguente “A Difesa Della Torre” ha l’arduo compito di dover pareggiare quanto appena descritto, ma riesce senza difficoltà, con un raro esempio di “rock totale” dove la chitarra solista di Dr. Zimox, mai così presente come in questo lavoro, è sempre azzeccata, tanto da costituire uno degli elementi essenziali di tutto “Morimondo”. Un testo perfetto, cantato con calma e ispirazione, per una narrazione melodica che conduce a un singalong a orologeria sino a un finale condito da assolo finale firmato Tucano e dove tutto sa di tempesta.

Dopo tanta emozione, una breve introduzione mediorentaleggiante introduce “Per La Siria! Per Assad!“ Chitarre quadrate, un testo esplicito in favore della Siria di Assad, piagata da anni di guerre finanziate da potenze occidentali in nome delle cosiddette primavere arabe, autunno delle coscienze e che ha portato a un lungo inverno sotto il vessillo corrotto di una forma blasfema dell’Islam. Ospiti di riguardo i compagni d’etichetta Fantasmi del Passato.
Un riff di chitarra bizzarro che sembra un organetto ironico, accompagna un ritmo saltellante, la voce scanzonata che riporta in piazza come in “Luci Blu”, prima che le file si compattino, e parta altro coro esaltante da urlo “Marcia oppure crepa, leone anziché preda”, non c’è tregua, ci si deve esaltare ancora, la tensione non finisce, si va avanti sino all’ennesimo benvenuto assolo che sottolinea accompagnato dalla sezione ritmica (dei soliti John John Purghezio e Atom Takemura) e dalla seconda chitarra di Joey Tucano. Un inciso merita il lavoro di Joey Tucano anche alla consolle di produzione, che ha reso questo disco come se fosse un prodotto da major, dove tutto appare come si deve sentire e arricchendo di dettagli che fanno di Morimondo un lavoro completo e, mi si perdoni il termine, professionale.
Con un titolo criptico “Zen Serendepico Zen” e un testo ermetico ci si lancia nella mischia liberatoria con un pezzo di puro street punk, corale, travolgente, provocatore di rovine e calche infinite sotto (e sopra) il palco. Un’altra perla destinata a provocare tanti lividi.


Oltre il gruppo, oltre la musica

ZZA è sicuramente composto da talentuosi strumentisti e un carismatico cantante, ma è prima di tutto una COMUNITÀ. Lo si era già visto nel folle esperimento DRUMO e fa piacere vedere tante facce vecchie, ma soprattutto nuove apparire anche in “Morimondo”. Penso Bronson, Blind Justice e Fantasmi del Passato, presenti in gran parte dei cori.

Ma negli ultimi pezzi, gli amici invitati lasciano una traccia indelebile aggiungendo il proprio stile, aiutando ZZA a comporre pezzi come “Sotto Bandiere Nere”, dove la crew di hiphop nonconforme, Drittarcore, inserisce testi e rime su un pezzo metallizzato, nonché Lebensessenz che, con la sua “La grande visione, ci regala una sua personale interpretazione intimista della title track, fortemente in debito con certa musica minimalista.
Conclusione

Dopo 7 anni, tutto poteva succedere. Evoluzioni, sperimentazioni, naturali distrazioni dal solco tracciato dai lavori precedenti. Invece, ZZA è tornato presentandosi come quando ci ha lasciati, ma con nuovi suoni, nuove idee, nuove ispirazioni. Lo fa senza tradirsi, citandosi in più occasioni ma senza plagiarsi o rendersi ridicoli. ZZA cresce bene, non invecchia mai e si impone come macchina da guerra, carro armato sonoro che sa essere allo stesso tempo impegnato, scanzonato, determinato, puro, potente e divertente. Saper dipingere in vari stili non è da poco. ZZA si conferma avanguardia sonora, con radici in 30 anni di storia in un crossover di contaminazioni che passano da punk, metal, rock italiano, influenze morriconiane e inserimenti elettronici, hop e così via, in una fusione di musica totale che, se inserita nei giusti canali, potrebbe fare tanti danni all’ordine mentale costituito. Un disco importante, con un messaggio che parla alle nuove generazioni, mentre da conferme a chi è a cavallo ormai da tante primavere e non intende farsi disarcionare dalla vita sino a quando ci sarà quella libertà che ci prendiamo ogni giorno.


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