HOBBIT - "Di Qui Non Si Passa" (CD , 2015 RTP)
"Se cambia la musica, cambieranno anche le
istituzioni": con questa frase del filosofo Platone inizia l'ascolto del
nuovo lavoro degli Hobbit dal bellicoso titolo "Di qui non si passa",
quarto album di studio per la band di origini perugine attiva dal 1994, uscito
il 27 giugno 2015. I nostri, dopo un'esperienza ventennale, sono arrivati a
sfornare un nuovo attesissimo capitolo con testi carichi di grinta, speranza,
poesia e una pura attitudine rock. "Di qui non si passa" è un concept
album dedicato alla nostra terra, forse il lavoro meno politico e militante
degli Hobbit, ma il più concentrato su temi storici e patriottici. Il disco si
apre con la title track, che altro non è che il motto degli Alpini coniato dal
generale Luigi Pelloux, dal sound molto cadenzato e pesante che si trasforma in
un ottimo hard rock d'oltreoceano. Si prosegue con la speranzosa "L'alba
verrà", dove si fanno notare le chitarre della prima scuola heavy metal
tricolore: Strana Officina e Vanadium su tutti. "Vieni con noi" è il
classico brano melodico, pieno di armonia e dalle sonorità poppeggianti. La
classica canzone dal sound semplice ma curato, che potremmo tranquillamente
sentire per radio, se solo non avesse un chiaro messaggio "contro la
droga". Si continua con la ballad "Ancora qui", un brano
difficile che ha l'arduo compito di parlare dei militanti caduti nei duri
scontri durante gli anni di piombo. La canzone è la dovuta continuazione di
"HL78". Verso metà album si ha "Italia": vera e propria
poesia dedicata dagli Hobbit stessi alla nostra madrepatria (in cui, a tratti,
ricordano i Gesta Bellica). Azzeccata la backing vocal femminile, ottime le
chitarre di chiusura in puro stile heavy rock sull'ultima strofa recitata in
latino. Il lavoro prosegue con "Uomo seriale", dalla melodia malinconica,
dove si scatta una rapida istantanea della società odierna e della sua
inesorabile decadenza umana e spirituale. Il disco si riprende di sound e
speranza con "Scala a colori", che è una canzone d'amore ritmata da
una batteria scandita e un riff accattivante. L'alterego di "Donna alla
moda". L'ottava traccia è "A.T.A." (Alto Tasso Alcolico), brano
con un testo goliardico di puro punk 'n' roll spensierato e trascinante
dominato da cori coinvolgenti. Si arriva al brano "Ardite schiere",
dalle chitarre folk e ritmo di batteria calzante, quasi un tributo alla musica
popolare italiana. Successivamente è la volta di "European
brotherhood", penultima traccia dell'album, brano di grande qualità sia
musicale, sia compositiva, dove gli Hobbit danno il meglio di sé. Si giunge
alla fine con "Per la nazione", cover di "Wir ham' noch lange
nicht genug" dei tedeschi Böhse Onkelz col testo adattato di "Es por
tu nación" degli spagnoli Klan, resa famosa dai División 250. Uno dei
miglior brani del lotto, talmente carico di adrenalina che difficilmente non lo
canterete a squarciagola ai concerti! Nel complesso, "Di qui non si
passa", rimane un eccellente lavoro degli Hobbit, curato in maniera
meticolosa sia a livello sonoro, sia a livello compositivo. Dettagliato nella grafica
di copertina e del booklet che lo rende piacevole da sfogliare e leggere, pieno
di citazioni, testi, foto, crediti e illustrazioni varie. Un disco maturo, con
sonorità forse più ritmate e testi non banali, che conferma gli Hobbit come uno
dei migliori gruppi di rock identitario italiano. Come sempre l'album è stato
prodotto da Rupe Tarpea Produzioni su CD, che anche a questo giro piazza un bel
colpo e ci regala quarantacinque minuti pieni di emozioni, pathos e poesia in
puro stile rock 'n' roll e spirito patriottico.
Eugenio Nardi / Archivio Non Conforme
Nessun commento:
Posta un commento